La favola del Leicester e di Tony

Oggi voglio raccontare una favola di calcio e di vita. Ormai è una notizia risaputa ma ne parlo, perché è una di quelle storie che al calcio moderno fanno bene per ricordarsi che non sempre il denaro paga e l’orgoglio sportivo e la passione possono fare la differenza.

Tutti ci chiediamo come abbia fatto una squadra, che inizialmente aveva la salvezza come obiettivo e che l’anno prima si era salvata all’ultimo, a vincere la Premiere League. La risposta sta nel nome di Claudio Ranieri, oggi Sir Claudio, che ha saputo creare un senso di gruppo e identità forte con una rosa di per sé discreta e povera di campioni. Prima del 2015, chi sapeva chi era Jamie Vardy? Mahrez? Schmeichel, Kantè, Drinkwater, Okazaki? Questa lista di sconosciuti ha avuto ragione di squadre il cui monte ingaggi era quattro volte superiore! 62,6 milioni, contro i 280 del Chelsea, i 264 dello United e gli appena 251 del City. Quando il Leicester scendeva in campo si vedeva la fame di vittoria, con il fuoco negli occhi e l’esplosività nelle gambe, l’intensità era quella di una squadra che stava cavalcando un sogno e non aveva niente da perdere…come quando da piccoli al campetto del paese si gioca contro i più grandi e si tira fuori anche quello che non si ha. Non ci si può non affezionare e identificare con uno come Vardy, che giocava nel calcio di provincia e per guadagnarsi uno stipendio vero era operaio in una fabbrica. E’ diventato il simbolo di questa rivalsa sportiva proprio perché veniva da dire “è uno di noi”. Lui che aveva anche subito un arresto per aggressione («ho solo difeso un mio amico sordo da un gruppo di bulli», disse al processo), che aveva il braccialetto elettronico imposto ai sorvegliati e l’obbligo di rincasare non più tardi delle 18. Lontanissimo dagli strapagati, viziati e coccolati calciatori milionari che abitualmente calcano la stampa sportiva.

La forza del Leicester ha scatenato il delirio dei tifosi delle “foxes” ma ha anche contagiato tutti gli appassionati di calcio nel mondo soprattutto noi italiani, che abbiamo gongolato a vedere Ranieri insegnare calcio in italian style nella patria del soccer. La storia della squadra inglese ha superato i confini meramente sportivi, riuscendo anche letteralmente ad allungare la vita di un tifosissimo. Tony Skeffington era malato di Cancro ed era stato dato per spacciato dai medici già ad aprile del 2015. Incredibilmente però vedendo la sua squadra del cuore lottare sui campi di calcio, Tony ha combattuto contro la malattia, riuscendo a vivere grazie alla passione e alla speranza di vedere il suo Leicester campione d’Inghilterra. Il suo sogno si è infranto quattro settimane prima del trionfo finale, riuscendo, per quasi un anno di vita, a sconfiggere e respingere il cancro a suon di vittorie e gol dei suoi idoli che gli hanno dato la forza morale di andare avanti. Penso che quella di Tony sia una bella lezione di vita per il mondo. Le passioni che abbiamo, in ogni forma, possono essere valorizzate al punto da diventare una enorme forza d’animo e di volontà nel fronteggiare le piccole e le grandi sfide della vita.

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