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gennaio 5, 2024

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Hiv Day – Non solo il 1°Dicembre

dicembre 14, 2020

Una campagna di sensibilizzazione per non dimenticare l’HIV e l’AIDS e per ricordare di “Proteggersi sempre, discriminare mai”. E’ quella che l’Associazione “I Ragazzi della Panchina” di Pordenone ha messo in campo in vista della giornata mondiale contro l’AIDS che si celebrerà martedì 1o dicembre. La campagna è iniziata il 21 novembre e proseguirà fino all’8 dicembre: è realizzata in partnership con NPS Italia Onlus (Network Persone Sieropositive) e con il Dipartimento delle Dipendenze di Pordenone ed è patrocinata dall’Asfo, l’Azienda sanitaria FriuliOccidentale, e dal Comune di Pordenone.
In città sono stati affissi manifesti 6×3 metri che riportano lo slogan “Per l’AIDS siamo tutti uguali – Proteggersi sempre, discriminare mai” e manifesti 200×140 centimetri che, oltre allo slogan, riportano alcune informazioni di base rispetto alla trasmissione del virus e alla modalità per rilevarlo. L’impianto grafico dei manifesti è volutamente impattante, rappresentato da tre elementi che identificano le informazioni sbagliate, gli stigmi, le paure generate dalla non conoscenza, dal pensiero che “non è un mio problema”. Ma i problemi sociali e nello specifico i problemi di contagio devono necessariamente essere problemi di tutti, in quanto, piaccia o meno ammetterlo, possono riguardare tutti noi direttamente o indirettamente. Ecco allora la risposta, un preservativo sorridente. Sorridente perché, se la persona sa come proteggersi, fa un gesto d’amore verso sé stessa e verso gli altri, rispetta sé e gli altri, ha la possibilità di contribuire enormemente alla lotta contro la diffusione del contagio. Questo significa essere un cittadino capace di scegliere e di farlo scegliendo la salute.
Data l’impossibilità, quest’anno, a causa delle restrizioni da Covid-19, di organizzare un evento in presenza come succedeva da anni, l’Associazione “I Ragazzi della Panchina” ha inoltre pensato di puntare, parallelamente, anche su una campagna telematica che sarà lanciata sui social da martedì mattina 1o dicembre e che consiste in quattro clip che riprendono, animando la grafica dei cartelloni, i contenuti da divulgare. I canali da seguire sono: su youtube “pankinari”; su Facebook “HIV DAY” e “La Panka Pordenone”, su Instagram “panka_pordenone”.“Lo scopo della campagna – spiega la presidente Ada Moznich – è quello di ricordare che l’AIDS riguarda tutti noi, non è una malattia debellata, anzi, e per questo è è indispensabile sapere come affrontare la quotidianità per proteggersi e per proteggere, per vivere in libertà, una libertà che deve essere di tutti. In questo periodo in cui la tematica “virus” è decisamente presente non possiamo abbassare l’attenzione su una problematica viva e per niente risolta, come l’HIV”. E’ una tematica rispetto alla quale l’Associazione “I Ragazzi della Panchina” è da sempre attenta ed è per questo che lo slogan “HIV DAY – Non solo il 1° Dicembre” che caratterizza da diversi anni gli eventi che mette in piedi sull’argomento ha un significato profondo. “Non è cioè alzando lo sguardo sul problema solo il 1° dicembre, giornata mondiale di lotta contro l’AIDS – sottolinea Moznich – che si può sperare di poter capire, affrontare, risolvere un problema sanitario e sociale così articolato e radicato. È solo attraverso la quotidianità, fatta di comportamenti corretti, di buona informazione, di abbattimento dello stigma, che si può tentare di migliorare la situazione attuale che riporta ancora dei dati allarmanti: in Italia ogni due ore una persona scopre di essere positiva all’HIV”.


Mia cara Venezia (novembre 2019)

febbraio 20, 2020

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Mia cara Venezia quanto ti stanno facendo soffrire. Venezia bella e a volte triste, mi scuso con te per chi non ha completato il Mose. Perdona questa pioggia e questi sbalzi di temperatura che derivano da noi esseri umani: stiamo distruggendo il pianeta, inquinandolo. Mia cara Venezia, storica e soprattutto unica, perdona quello che ti ha fatto la natura, non ne ha colpa. Sono convinto che vorresti riavere gli uomini che ti hanno costruita.

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Nascere povero a Napoli

febbraio 18, 2020

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Sono un ragazzo della Napoli violenta, a cavallo tra il 1990-2000. Parlarvi di me non mi riesce tanto facile, perché sono diventato “uomo già da bambino”. Solo chi è nato a Napoli può capire come laggiù già a 8 anni vieni usato dalla Camorra perché, essendo piccolo, non vieni controllato.

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Il mio sogno diventerà realtà

febbraio 17, 2020

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Ciao sogno che inseguo da tempo, perché non mi doni una realtà semplice, piena di pace? Perché non entri dentro la mia anima e mi impedisci di commettere azioni inutili?Fammi sorridere, mio sogno; donami il sorriso di chi capisce che non sono un criminale. Sei il mio sogno, ti porto nel cuore e nella mente e ti scrivo usando una penna bic.

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Il dolore di un detenuto

febbraio 14, 2020

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Sto pensando a come fa un padre che sta in carcere ad educare suo figlio, incontrandolo sei ore al mese e basta? Se poi però il figlio cresce nella devianza, la colpa ricade sul padre che viene additato come colui che non è stato in grado di farlo crescere nella legalità. A noi detenuti capita di vedere i nostri figli a colloquio. Nel mio caso, per evitare di far perdere loro la scuola li incontro il sabato. Certe volte non c’è nemmeno questa possibilità, per motivi economici. Avendo esperienza del “Castello” (il carcere di Pordenone ndr), non provo rancore nei confronti di chi vi lavora: lo staff dell’istituto, l’infermeria, gli agenti penitenziari sono gente che lavora. Non è a causa loro che sono qui dentro rinchiuso. Dicono che la galera educa e inserisce il detenuto nella società, ma secondo me non è così. Lo ripeto, parlo di me, malgrado la situazione che sto passando, ho la speranza che come sono entrato qui dentro un giorno uscirò, non posso indicare la data ma sono sicuro che un giorno finirà questo calvario che sto vivendo io e che soprattutto stanno attraversando i miei figli e mia moglie. Credetemi, è una sofferenza. Solo chi prova può capire il dolore di un detenuto. Sentendo Radio Radicale che parla delle carceri italiani, la situazione è molto critica e invivibile, sia per i detenuti che per chi ci lavora. L’altra settimana c’è stato addirittura chi si è tolto la vita nella propria cella. E’ un gesto estremo levarsi la vita, per di più questo ragazzo che si è impiccato non aveva una condanna lunga. L’ho sentito su radio radicale il 15 ottobre, alle 21. Ogni martedì parlano della situazione delle carceri italiane. Secondo me il carcere non ti rieduca come sostengono i giudici, ma ti maltratta mentalmente e fisicamente perché per chi ha un cuore e una coscienza e soprattutto dei figli lo stress e l’ansia e la sofferenza aumentano ogni giorno sempre di più.

Denis


Il pallone

febbraio 11, 2020

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Da bambino mi ricordo quando avevo cinque anni, era l’8 di gennaio ed era il mio compleanno. Non sapevo che quel giorno fosse il mio compleanno, perchè nella mia famiglia non si usava festeggiare gli anniversari. Eravamo una famiglia molto povera e a malapena avevamo da mangiare.

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Un taglio in meno

febbraio 8, 2020

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Valentino, lo chiamo così anche se questo non è il suo vero nome, oggi dovrebbe avere 45 anni. Povero ragazzo, in passato ha sbagliato, ma ne ha passate tante, troppe. Ogni giorno si tagliava con la lametta, non aveva uno strato di pelle liscia sulle braccia. Per ogni cosa reagiva così, non c’erano farmaci che lo potessero fermare dal compiere questi atti di autolesionismo. Io stavo da poco lì, nel carcere di Campobasso. C’erano due sezioni fatte solo da pugliesi, calabresi, siciliani, campani e un veneto.

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La mia quotidianità in carcere

febbraio 5, 2020

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Oggi vi voglio raccontare di me e della vita mia in carcere.

Al mattino mi sveglio presto. Non possono mancare un caffè e la prima sigaretta della giornata, dopodichè tutti noi sei che dividiamo la cella la riordiniamo insieme. C’è poi chi va al corso di mosaico, chi al lavoro (si fa a turno tra noi carcerati). Io personalmente frequento il corso di mosaico. Nemmeno volevo andarci all’inizio, ma poi mi è piaciuto tanto e la mattina ci vado ben volentieri. Il resto della giornata lo si trascorre aspettando che cambi qualcosa, oppure che arrivino notizie da casa.

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Libero di tornare a casa

febbraio 3, 2020

Di Legno, Segno, Casa Dolce Casa, Erba

Ciao Ragazzi della Panchina,

volete sapere cosa prova un ragazzo che esce la prima volta da un carcere senza sapere il giorno della sua liberazione? Il 17 marzo 2005 fui arrestato per la prima volta. Vivevo ancora in Romania, il mio paese, ed avevo 20 anni.

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